Oggi

Non so, non capisco, non m’adeguo… e torno sempre allo stesso punto.

Dimenticarsi di ricordare

Un po’ come quando vado al supermercato, che con la scusa che sta vicino non faccio mai la lista e la memoria mi tradisce… il sale, la farina, il detersivo per i piatti…  Invece succede che la mia mente fa capriole all’indietro di mesi e mesi mentre, come diceva il Maestro, dovrebbe restare nel “presente continuativo non deviante”;

Che poi forse se il passato è troppo presente il presente non accade mai.

L’amore rende soli

Soli ad un indimenticabile concerto. Soli, ma vivi.

Prìncipi e princìpi

C’era una volta la scoperta del comune amore per un barbuto musicista, dall’inconfondibile voce, sempre sul punto di spezzarsi, come i nostri sogni in fragile equilibrio sulla realtà.

La felicità è nei dettagli

Tipo un sorriso abbozzato magicamente colto dall’obbiettivo. Lo stesso obbiettivo salvatosi miracolosamente da una brutta caduta.

Grazie per quei quaranta minuti di bellezza.

Moti di terra, moti dell’animo

Che poi succede che ti chiamano persone che non sentivi da anni, persino dall’estero, che non si sa bene perché, la distanza o che ognuno fa la sua vita e non c’è più molto da condividere. E ti fa piacere, ché significa che in qualche angolo riposto della memoria ci sei ancora. E invece magari ti aspetteresti da altri un messaggio, una parola, un “come va?” e stai lì a guardare e riguardare il telefono, la posta elettronica ma niente. E allora pensi che, come è inutile vivere (male) aspettandosi un’altra scossa da un momento all’altro, così lo è attendendo una parola che non arriverà mai.

E il pezzo musicale al solito non c’entra granché ma stasera avevo voglia di riascoltarlo, Cesare Basile, da questo disco

Il tuo specchio

Sarò il tuo specchio
rifletterò ciò che sei
nel caso non lo sapessi
sarò il vento, la pioggia e il tramonto
la luce alla tua porta
per mostrarti che sei a casa
Quando credi che la notte
abbia invaso la tua mente
che dentro sei confusa e indurita
lascia che ti mostri che sei cieca
tira giù le mani
perché ti veda

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Trovo difficile
credere che tu non sappia
la bellezza che sei
ma se non lo sai
lascia che io sia i tuoi occhi
una mano nel tuo buio
perché tu non abbia paura
Quando credi che la notte
abbia invaso la tua mente
quando dentro sei confusa e abbrutita
lascia che ti mostri che sei cieca
per piacere tira giù le mani
perché io ti veda
Sarò il tuo specchio (rifletterò ciò che sei)

(più testi di Lou Reed qui)

Pane, latte, cielo, nuvole, e…

Il dentista mi presenta un preventivo a quattro cifre e a me torna in mente una breve poesia di Velimir Chlebnikov, “Poco, mi serve. Una crosta di pane, un ditale di latte, e questo cielo e queste nuvole.”

Citato da uno dei miei autori italiani preferiti, Paolo Nori, nel romanzo che me l’ha fatto scoprire. A dirmi che non ho molto ma allo stesso tempo non ho bisogno di molto. Però ancora per oggi la riscriverei. Poco mi serve, una crosta di pane, un ditale di latte, questo cielo, queste nuvole ed il tuo braccio che sfiora il mio.

La prima volta

Così le ho ritrovate. Archiviate nel pc da rottamare le foto di Senigallia, il mio primo Caterraduno, ormai quasi un anno fa. Prima volta di incontri e poi musica, scambi di libri, bufera, insalata di farro, bufera, grappa limone e basilico, bufera.

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Ali

Le ho perse, non le ho mai avute o forse sono semplicemente troppo corte. Fatto è che ogni volta che sento di poter spiccare il volo qualcosa m’afferra senza grazia per i piedi e mi tira giù. Una sensazione che mette assieme un libro, una poesia ed anche un poco una canzone.

L’educazione permette di mangiare

con educazione e permette

altre cose; ma se vuoi volare

le ali si hanno o non si hanno

(Patrizia Cavalli)